Entrare in casa e, senza che nessuno muova un dito, il riscaldamento (o la climatizzazione d’estate) si azionano alla giusta temperatura, nell’aria la tua musica preferita, le luci si accendono al tuo passaggio, le tende si aprono e si chiudono quando ti svegli e quando ti addormenti. Se ti va, puoi anche avere la tua sveglia personale, magari con una voce umana e far sì che il sistema di sicurezza scatti in automatico non appena venga rilevato un pericolo. Una puntata di una serie di fantascienza? No, si tratta semplicemente delle possibilità che la tecnologia mette a disposizione per rendere la casa, ed in generale gli ambienti, sempre più comodi e confortevoli. L’insieme di queste tecnologie va sotto il nome di domotica, una scienza che si occupa proprio del miglioramento della qualità della vita, e che già da molti anni mette a punto soluzioni personalizzate per qualsiasi tipo di edificio.
In questi ultimi tempi, però, si sente molto più spesso parlare di “smart-home” che di domotica vera e propria. La confusione è spesso dietro l’angolo, perché ancora la maggior parte delle persone pensa che si tratti, in soldoni, della stessa cosa.
In realtà i due concetti sono differenti. In questa mini-guida proviamo a spiegare la differenza tra smart-home ed integrazione domotica.
Partiamo dalle definizioni:
La domotica (che in inglese è nota anche come home automation) è l’insieme di quelle tecnologie che consentono di gestire contemporaneamente le funzioni della propria casa a partire da un unico punto di accesso. In pratica, il sistema controlla apparecchiature elettriche ed elettroniche come elettrodomestici, impianti di riscaldamento, impianti dell’illuminazione e così via, simultaneamente anche da remoto (pc, smartphone, tablet, etc.). La domotica richiede che alla base vi sia un progetto: la casa o l’ufficio o qualsiasi altro ambiente vanno cioè progettati tenendo conto delle performance tecnologiche in tal senso.
Il concetto di smart-home, invece, prevede l’entrata in scena del web, della rete Internet. Non a caso gli strumenti tecnologici che vanno a riempire la casa “smart”, cioè intelligente, vengono anche definiti come appartenenti all’Internet of things (IoT), cioè l’Internet delle cose, degli oggetti. A differenza della domotica, in quest’ultimo settore ogni dispositivo presenta un suo sistema e delle sue applicazioni specifiche. Facendo un esempio pratico, collegando al web un oggetto predisposto (magari anche dal design invitante ed accattivante) si può dar vita ad un vero e proprio assistente personale. Pensiamo ad Alexa, il sistema creato da Amazon avvalendosi dei dispositivi della serie Echo, cioè degli smart speaker (altoparlanti intelligenti), che è diventato l’assistente virtuale più venduto al mondo. Attraverso comandi impartiti a voce, Alexa può accendere la luce, collegarsi ad un software di musica ed avviare una playlist, accendere la tv sul nostro canale preferito, e fare tante altre cose. In più, questi dispositivi dell’Internet of things (Alexa, ma anche l’assistente di Google Home) imparano letteralmente dall’interazione con gli utenti, rendendo in futuro possibili moltissime altre prestazioni. L’Internet of things può sempre essere introdotto in una casa, anche indipendentemente da una progettazione di stampo domotico.
La differenza principale è quindi che, mentre con la domotica integrata posso gestire il mio edifico da un unico punto di accesso, spesso con la smart-home i sistemi restano indipendenti e non collegati tra loro.
I costi della domotica e della smart-home: le principali differenze
Quando si parla di costi il concetto di smart-home si va ad integrare con quello della domotica, perché i soldi spesi per oggetti dell’Internet of things rientrano in un discorso più ampio, quello del rendere la casa un luogo più confortevole e sicuro. Anche se con il passare del tempo i costi della domotica diventano sempre più accessibili e divisi in pacchetti di acquisto (i lavori possono cioè anche essere spacchettati in singoli interventi), c’è da dire che essi restano comunque legati ad un range medio-alto di spesa. Un consiglio, in questo caso, è quello di effettuare la posa di cavo BUS (un cavo di comunicazione che consente a periferiche e sistemi elettronici di interfacciarsi) e poi solo in un secondo momento andare ad implementare nuove funzioni, evitando altri lavori tecnici che vadano ad impattare anche sulla struttura muraria della casa.
La convivenza tra domotica e smart home come modello futuro
Progettare e costruire una casa secondo i principi della domotica e della smart-home rappresenta una scelta non solo intelligente (va da sé), ma soprattutto etica, con uno sguardo rivolto anche al contenimento dei consumi grazie proprio a questa virtuosa integrazione tecnologica. Già, perché in questo modo si potrà conoscere l’esatto consumo energetico di un elettrodomestico, regolare la temperatura del riscaldamento, regolare la produzione di energia in casa, e tutto da remoto, attraverso un tocco su smartphone o tablet. La convivenza tra domotica e smart home costituisce davvero un modello futuro da perseguire. Stando alle valutazioni effettuate dalla norma CEN-EN15232, il risparmio energetico può arrivare fino al 15% per i consumi di energia elettrica (non tenendo conto degli elettrodomestici), e fino al 26% per consumi che riguardano la climatizzazione verso il freddo e il riscaldamento. Se la domotica fosse adottata in larga scala non solo in appartamento, ma anche in hotel ed edifici scolastici, infine, il risparmio, sempre secondo le previsioni statistiche della suddetta norma, sarebbero considerevoli: 16% nell’illuminazione e 48% nel riscaldamento/raffreddamento degli ambienti per gli alberghi, mentre per la scuola le percentuali si attesterebbero su un 20% di risparmio nell’illuminazione e 33% nel riscaldamento/raffreddamento.
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